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Modellazione idrodinamica e monitoraggio della portata tra Brenta, Chioggia e Caroman: verso un gemello digitale dell’ambiente lagunare

Un territorio complesso che merita uno sguardo scientifico

La fascia costiera veneto-friulana è da sempre un crocevia delicato tra acqua dolce e salmastra, un equilibrio dinamico che coinvolge fiumi, lagune, canali e mare. La gestione di questo sistema — fondamentale per l’agricoltura, la sicurezza idraulica e l’approvvigionamento idrico — richiede strumenti scientifici che sappiano leggere la realtà con precisione e continuità.

Negli ultimi anni, la crescente variabilità climatica, l’aumento della salinità nelle falde e la pressione antropica sulle risorse idriche hanno evidenziato l’urgenza di adottare tecnologie di monitoraggio più avanzate, in grado non solo di misurare, ma anche di prevedere e simulare.

Dall’esperienza reale a un nuovo scenario

Un esempio concreto lo abbiamo già messo in campo: il progetto tra Caorle e Bibione ha permesso di raccogliere dati affidabili sulla portata e sul comportamento delle acque in ingresso e uscita lungo i canali lagunari.

Grazie all’utilizzo di strumenti Doppler ad alta precisione, quel progetto ha fornito indicazioni fondamentali sulla dinamica idrica e sui bilanci di salinità, supportando gli enti territoriali nella pianificazione di interventi di tutela.

Una nuova proposta per il Brenta e la Laguna Sud

Alla luce dei risultati ottenuti, riteniamo sia strategico estendere questa metodologia all’area compresa tra la foce del Brenta, le dighe di Chioggia e l’isola di Caroman. Si tratta di una zona di grande interesse idrologico, in cui i flussi d’acqua dolce e marina interagiscono in modo complesso e poco conosciuto, con ricadute importanti sul trasporto solido, sulla qualità dell’acqua e sulla disponibilità di risorsa idrica per l’irrigazione e il consumo umano.

L’ipotesi di progetto prevede l’impiego di:

  • Side-looking Doppler immersi, capaci di coprire sezioni larghe fino a 120 metri e misurare con continuità la velocità lungo tutta la sezione trasversale;
  • ADCP (Acoustic Doppler Current Profiler) per la profilazione tridimensionale delle correnti nei tratti più profondi o a regime variabile;
  • Sensori laser non invasivi per la misura della velocità superficiale nei canali fluviali, anche in condizioni di bassa profondità o scarsa accessibilità.

Tutti i dati acquisiti verrebbero gestiti da un sistema di trasmissione in tempo reale e confluiti in un modello idrodinamico predittivo, aggiornabile, scalabile e fruibile da remoto, che fungerebbe da gemello digitale del sistema idraulico.

A cosa serve un gemello digitale dell’ambiente idrico?

Questo tipo di modellazione, già adottata con successo in ambito industriale e infrastrutturale, consente:

  • di anticipare scenari critici (es. ingressioni saline, eventi estremi, disfunzioni nei bilanci idrici);
  • di ottimizzare le decisioni operative nella gestione delle risorse (es. uso irriguo e potabile, prelievi, barriere mobili);
  • di offrire un cruscotto scientifico a supporto degli enti pubblici, consorzi e gestori del territorio.

Investire oggi in una visione digitale dell’acqua significa garantire maggiore sicurezza, efficienza e sostenibilità per le generazioni future.

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